
Caledonian Canal Ph: Guido Cantini / Sea&See
Ci sono libri che ispirano viaggi e ci sono viaggi che nascono all’interno di speciali alchimie. In qualche misura sono già dei libri ben prima della partenza, pare manchi loro solo la copertina. “Tre uomini in barca a vela in Caledonia” di Bruno Cianci, prende forma proprio così. Nasce dalla pazza idea di tre amiconi che dall’Italia portano in Scozia una barca tutta da ristrutturare. Ne uscirà un ironico diario di viaggio che racconta i cinque giorni del viaggio e i preparativi di un’avventura per loro irripetibile, con un titolo che è evidentemente un omaggio a Jerome Klapka Jerome. Un’esperienza a tratti naturalistica, rigorosamente fotografica e persino documentarista, esplorando luoghi ricchi di fascino come Loch Ness, spazi distribuiti lungo le ventinove chiuse dei 100 km di Caledonia. “L’armatore è uno dei componenti della squadra, il naturalista Giacomo De Stefano. Ha fatto tutto da solo perché la barca non era in ottime condizioni – ricorda Bruno Cianci – era di suo papà, mancato pochi mesi prima, purtroppo non è neanche riuscito a godersela. Insomma, il nostro mezzo di trasporto era in condizioni pietose. Giacomo l’ha ripulito da solo, l’ha rimesso in sesto”. Alle immagini, invece, ci penserà il fotografo di nautica Guido Cantini, il terzo elemento della spedizione (sono sue le foto che vedete qui). Oggi Bruno Cianci vive a Instanbul, è responsabile per la comunicazione del museo Rahmi M. Koç. “In realtà il viaggio sarebbe potuto durare anche solo due giorni, ma si attraversano posti talmente belli che sarebbe da pazzi non dedicargli il giusto tempo”. L’abilità è stata quella di riuscire a raccontarli con la spensieratezza di una pazzia di gruppo e l’utilità di una guida turistica. “Ci sono informazioni di tipo geografico, persino geologico.

Caledonian Canal – Ph: Guido Cantini / Sea&See
Mi sono documentato molto per scriverlo, ripensandoci – sorride l’autore – forse mi sono documentato di più dopo il viaggio che … prima”. Bruno Cianci, che è anche noto giornalista, presto si rende conto che il progetto diventa più ambizioso. “È vero, dovevamo essere solo in tre, ma alla fine siamo arrivati in otto – precisa – si è aggiunta anche la barca di Paolo e Clive. Hanno aderito al viaggio per offrire un guscio ai documentaristi che ci hanno seguito, perché non avevamo più posto nella nostra”. E anche se quell’ imbarcazione ha presto una disavventura, il documentario viene ugualmente terminato e sarà trasmesso, probabilmente a giugno, da RSI (Radiotelevisione Svizzera). Tra le molte passioni che punteggiano la vita di Bruno Cianci, la vela per ha sempre avuto un ruolo da protagonista:” Sono un velista d’altura, innamorato delle regate in doppio. Ho fatto due fastnet, di cui una in doppio. Io e Alessandro Caricato siamo stati i primi due italiani a finirne una nel 2009, eravamo su un barca molto lenta e vecchissima, del ‘92. Credo che su quattrocento barche – ricorda lo scrittore – fossimo l’unica senza carteggio elettronico. Pensa che la prima notte c’era bonaccia e non avevamo abbastanza cavo per dare fondo all’ancora. Ci siamo beccati la marea che ci ha portato indietro, un’ingenuità pazzesca, ma un’esperienza indimenticabile, di cui andiamo ancora orgogliosi”. Come di quella in Caledonia.
Bruno Cianci nasce a Parigi nel 1970. È uno storico e giornalista, ha collaborato con numerose testate nazionali ed internazionali e codiretto il bimestrale "Arte Navale". Come scrittore ha vinto il Premio Marincovich per “Le navi della Mezzaluna. La marina dell’Impero ottomano (1299-1923)” ma è autore anche di altri saggi. Dal 2008 vive a Istanbul, dove è responsabile per la comunicazione del museo Rahmi M. Koç.
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