Unanimemente eletto “Velista dell’anno” al recente Velafestival, Dario Noseda racconta della traversata oceanica Tenerife-Martinica. Era salpato a bordo di una “Star” l’11 novembre scorso, con rotta sulle Bahamas e, dopo trentatrè giorni, urta gli scogli all’arrivo in Martinica. Un’ arrivo rocambolesco per un viaggio che molti amici gli avevano sconsigliato di fare ( www.starinoceano.com ). Ma in questi giorni tutto il mondo della vela è preoccupato per Aldo Revello e Antonio Voiena, di cui non si hanno notizie dal 2 maggio. Impossibile non chiedere a Dario Noseda che cosa pensa sia potuto accadere ai due velisti.
Nella sua recente esperienza, anche lei ha avuto un naufragio all’arrivo a Martinica. Cos’è successo in quelle due ore in cui ha perso i contatti con il mondo?
Naufragio è un termine un po’ forte, perché io ho “spiaggiato”, se si può dir così. Certo, si può usare come sinonimo, anche se non è così corretto parlare di naufragio.
Va bene, ma in quelle due ore cos’è successo?
È successo che sono riuscito a mandare il mayday con una telefonata satellitare e, quando ho raggiunto la costa, il primo pensiero è stato ovviamente quello di mettermi rapidamente in salvo. Era notte, sono saltato giù facendo quei metri necessari per andare il più lontano possibile dalla barca. Toccata la riva ho camminato alla ricerca del primo posto di Polizia.
Che idea si è fatto di quello che può esser successo ad Aldo Revello e Antonio Voinea?
Ne parlavo ieri con alcuni amici oceanici e il pensiero che avevamo è che molto probabilmente potrebbero essere stati urtati da un cargo che non li ha visti. Altre grosse spiegazioni non se ne possono dare perché sembra che si sia acceso solo una volta il segnale dell’Epirb… Le altre situazioni da poter valutare, onestamente, sono poche. Avevamo pensato anche all’urto con una balena, ma non potrebbe fare un danno tale da non lasciare neanche il tempo di lanciare un’altra segnalazione satellitare.
Allora teme che non siano riusciti a prendere la zattera?
Mah, guardi… Passate tutte queste ore, ormai sono giorni, non so proprio. Calcoli che nelle prime ore sono state fatte le ricerche da cinque navi portoghesi … nutro forti dubbi, purtroppo ( https://www.boardonbnb.com/nave-alpino-della-marina-ricerca-aldo-antonio ).
Tornando a lei, perché si sceglie di fare un’impresa come la sua con una Star, una barca così piccola?
Per la passione che uno ha proprio per quella barca. La Star è storica, ha un passato incredibile. È nata nel 1911 ed è una barca olimpica, nata per le gare. Ma io ero convinto che ce la potesse fare ad attraversare l’oceano, è stata come una sfida personale.
Riesce ad isolare un episodio di quei trentatré giorni? Quello con il maggiore impatto emotivo?
Aldilà della caduta in acqua, che mi ha fatto vedere la morte in faccia, c’è stato un altro episodio. È stato quando ho incontrato una barca di donne spagnole che facevano la traversata dell’oceano, si sono accostate e mi hanno offerto acqua e cibo.
Quanto tempo le è servito per preparare questa impresa e chi le è stato più vicino durante la preparazione?
Tre anni e mezzo. Beh, gli sponsor mi hanno dato una grossa mano e sotto l’aspetto tecnico gli amici che avevano già fatto l’oceano. Ho chiesto loro i consigli sul come attrezzare la barca e come affrontare l’impresa. Anche se ognuno ha le sue abitudini e ogni traversata è diversa dall’altra.
C’è qualcuno che ricorda tra gli scettici, tra quelli che le dicevamo… ma lascia stare?
Qualcuno? Le faccio una lista di sei pagine… Erano di più quelli che mi dicevamo che ero un pazzo scatenato e che non ce l’avrei mai fatta. Dicevano che era una pazzia, una cosa stupida. Sono quelli che non hanno desideri e non hanno sogni, ma sono proprio quelle le persone che alcune volte ti danno la forza per fare le cose che avevi pensato.
Alla fine sono stati uno stimolo importante insomma …
Non dico che sono stati lo stimolo principale, sennò sarei un idiota. Però c’è un momento, quando sei lì, pronto per partire, sai che hai lavorato tanto ma … Beh, sei lì che guardi la banchina e capisci che quello è il momento di tirar fuori gli attributi, altrimenti non si parte neppure. Esci dal porto e ritorni indietro.
Pochi giorni fa è stato eletto “Velista dell’Anno” al Velafestival, si aspettava questo riconoscimento?
È stato un riconoscimento inaspettato e fantastico. Se penso che la selezione è partita da oltre cento velisti che hanno fatto qualcosa di importante nell’anno velico … Non avrei mai pensato di arrivare in finale e mai avrei pensato di poter vincere questo premio, oltretutto assegnato all’unanimità! Come dire, è stata veramente una sorpresa.
L’ultima domanda riguarda i progetti per il futuro di Dario Noseda…
Ci sono un paio di progetti in ballo, ma ci sono ancora un po’ di step da fare. Sono ancora delle idee, a lungo termine diciamo. Al momento cerco di stare un po’ tranquillo, andrò a fare qualche regatina.
Neanche un’anticipazione?
Diciamo che sono un po’ scaramantico. Per la traversata mi sono serviti tre anni e mezzo e l’ho anticipato solo quattro mesi prima. Preferisco evitare di parlar troppo e di non fare niente, meglio parlare poco e portare a casa qualcosa…
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Sono giornalista pubblicista da qualche anno, e amante del mare da sempre.
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