Detiene tuttora il record mondiale di traversata atlantica in catamarano senza assistenza, conseguito sulla rotta Dakar-Guadalupe nel 2005. Nel frattempo Matteo Miceli è diventato velista dell’anno (2007), ed ha sviluppato il progetto ecosostenibile “Roma Ocean Word”. L’imbarcazione Eco40, ideata per quel progetto, gli ha permesso un giro del mondo di interesse scientifico. Sul confine tra avventura e natura, Matteo Miceli ha sempre cercato nuove imprese, diversi orizzonti con cui confrontarsi. Ha partecipato al documentario “Stretti al vento”, ha scalato l’Everest nell’impresa “Top to Top”, è stato proprietario del Cantiere Navale d’Este e, tra l’altro, oggi tiene corsi d’altura oltre a progettare un nuovo giro del mondo per il 2019. Lo intercettiamo a Caorle, probabilmente a fine pranzo, alla vigilia della partenza per la 43° edizione della regata “La Cinquecento Trofeo Phoenix”.
Quand’è che ti sei accorto che la vela sarebbe diventata parte indissolubile della tua vita?
Il piacere di navigare l’ho scoperto fin da bambino, quando ancora non camminavo. Andavo con papà già in mare aperto e presto, molto presto, mi ha “infilato” in corsi di Optimist, windsurf e catamarano. Più tardi ho iniziato il corso per odontoiatria, ma poi ho mollato gli studi per entrare nel Cantiere Navale d’Este che mi ha preso come operario specializzato. Così ho iniziato a costruire le mie prime barche innovative in kevlar e sottovuoto, è lì che è nata la mia passione per la navigazione. Il momento decisivo però è stato quando sono uscito per la prima volta da Gibilterra, sono passati ormai vent’anni.
A parte la vela, ho scoperto che hai molti altri interessi…
Da mio papà e dai suoi quattro fratelli abbiamo ereditato la passione per l’acqua, sia io che mia sorella. Lei ha vinto anche le Olimpiadi nel settebello rosa (un oro olimpico, due mondiali, quattro europei nella pallanuoto femminile– ndr) ed è la mia rivale in famiglia, diciamo. Con lei devo sempre confrontarmi un po’. Ma le mie passioni hanno a che fare con il mare in tutte le sue forme: il surf, la pesca, l’apnea e il nuoto. Ultimamente il vento sta diventando importante anche da un’altra prospettiva. Dopo aver provato un po’ di tutto, alla fine mi sono cimentato nel parapendio: è uno sport divertentissimo.
Mi hai quasi rubato una domanda. Avrei proprio voluto chiederti che cos’è il vento per te, che cosa rappresenta nella tua quotidianità…
E’ il motore della mia vita, il motore per fare tutto. Il vento mi dà la possibilità di muovermi e il movimento è quello che dà energia, soprattutto nel rispetto dell’ambiente.
Mi sembra di aver capito che Matteo Miceli sta già pensando a qualcosa d’importante per il 2019, di cosa si tratta?
Si, tornerò a fare il giro del mondo, ma questa volta sarà diverso dal precedente, lo farò con altri “solitari”. L’intenzione è di farlo in regata, con i Class 40, cercando di coinvolgere anche i “cugini” francesi partendo da Roma. Sarà un Roma-Roma senza scalo e senza assistenza, in solitaria.
A proposito… Tra la navigazione in solitario e quella in team, quale preferisci?
Logicamente in compagnia; è tutto più rilassato, più divertente. Per esempio, ora sono a Caorle per la partenza delle 500 miglia per due e… certo, condividere con un’altra persona l’esperienza è affascinante. Prendi il surf da onda, che è uno dei miei sport preferiti, in solitaria ti mette sempre molto alla prova. Navigare da soli è completamente differente, devi prevedere tutto, preparare molto bene tutti i dettagli è… molto più impegnativo.
C’è stata qualche volta in cui, in solitaria, Matteo Miceli si è chiesto: “ma chi me l’ha fatto fare”?
(sorride, ndr) Sempre!! Poi però alla fine torno con talmente tanto piacere e tanta esperienza che non vedo l’ora di ripartire un’altra volta.
Quali ricordi hai conservato del record in catamarano del 2005, tuttora imbattuto?
E’ stata l’esperienza più bella, perché è stata costruita da zero, compreso il catamarano. Un’avventura preparata bene in tutti i dettagli e poi c’è la soddisfazione per il record. Ho ancora negli occhi quelle grandi onde da “surfare” per tutto l’Atlantico, un’esperienza incredibile durata quattordici giorni e due ore.
L’avventura rappresenta il filo conduttore della tua vita, ho visto che hai scalato anche l’Everest…
Si, l’Everest è stata una bellissima avventura dove siamo passati dal mare alla bicicletta, fino alla scalata a piedi…
Ne sono convinto. Ma visto che passi così tanto tempo in mare, quando pensi ad una vacanza, la immagini ancora in una barca in mezzo al mare, oppure sogni una baita in montagna?
(sorride, ndr) In campagna dove sto io, perché in questo periodo sto coltivando un po’ di mandarini e ci sono le mie piante. In questo periodo mi entusiasma la natura, non solamente la montagna, ma la natura in tutte le sue forme.
Hai deciso di partecipare alla 500 miglia di Caorle, cosa ti aspetti?
Si, sono qui con Paolo Striuli e Black Angel, la nostra barca e abbiamo appena terminato una bella uscita, siamo pronti alla partenza e concentrati. Paolo ha già dimostrato di fare ottimi risultati anche senza di me, quindi… non posso tirarmi indietro di fronte all’obbligo di fare un bel risultato.
Nella tua esperienza d’istruttore, ti sei accorto se nella vela ci sono delle qualità che o ci sono o… non s’imparano?
Non parto mai con questi presupposti. Vedo che ci sono persone più portate e altre meno, ma tutti possono riuscire. Nel lavoro che faccio con le scuole vedo che chiunque, se si impegna, può arrivare a buoni risultati. Guarda, la vela per me è uno sport facile, basta la preparazione per arrivare e divertirsi.
( Foto, gentile concessione di Matteo Miceli)
Sono giornalista pubblicista da qualche anno, e amante del mare da sempre.
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